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Compostabile, riciclabile e biodegradabile: differenze per packaging e rifiuti

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Nella società odierna c’è sempre più attenzione alla salute del Pianeta. Ci siamo arrivati decisamente troppo tardi ma l’opinione pubblica sta iniziando a portare sempre più attenzione al tema ecosostenibilità. Se vogliamo conoscere la portata delle nostre azioni ed essere sicuri di essere nel giusto quando scegliamo un prodotto, un packaging e buttiamo la spazzatura dobbiamo cercare di chiarirci le idee su quello che è riciclabile, compostabile o biodegradabile e quello che invece non è niente di tutto ciò.

Avere una maggiore consapevolezza nella gestione del ciclo di rifiuti è davvero fondamentale per pesare il meno possibile sull’ambiente. Vogliamo aiutarvi facendo un po’ di chiarezza su alcuni termini di uso comune che però a nostro parere necessitano di ulteriori approfondimenti. Si sente di continuo parlare di materiali biodegradabili, compostabili, riciclabili e non. Proviamo a definire meglio cosa significhino questi termini e quali siano le reali differenze nello smaltimento di questo tipo di prodotti, così potrete meglio orientarvi nei vostri acquisti selezionando oggetti, packaging e materiali conoscendone in anticipo il ciclo di smaltimento.

Una buona conoscenza dei termini legati alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti è davvero un passo importante. Ne abbiamo già parlato nel nostro articolo sugli imballaggi ecologici dove abbiamo dato un po’ di chiarimenti su come riconoscere carta e plastica riciclabili e come capire quali prodotti del settore sono più green di altri.

Cosa significa biodegradabile? Quali sono i materiali compostabili? Cosa implica il termine riciclabile? Sono questi gli argomenti che tratteremo in questo articolo, per capirci qualcosa di più e quindi fare scelte più virtuose sia da produttori che da consumatori.

Cosa significa “biodegradabile”

Il concetto di materiale biodegradabile è piuttosto facile da comprendere: si definiscono biodegradabili quei materiali che hanno la capacità di decomporsi in natura grazie all’azione di microrganismi, batteri e all’effetto degli agenti atmosferici naturali. Il livello di ossigenazione alla quale è esposto l’oggetto in questione fa davvero la differenza in quanto la degradazione può avvenire in maniera aerobica o anaerobica ma un alto livello di ossigeno nell’aria generalmente velocizza questo cambiamento.

Perché un materiale possa essere definito biodegradabile però non devono passare decenni prima che la mutazione sia completa, il processo deve compiersi nell’arco di sei mesi e quel che resta dell’oggetto deve poter essere assorbito nel terreno sotto forma di acqua, anidride carbonica, sali minerali e altri elementi. Insomma niente che possa essere dannoso, velenoso e pericoloso o che non si decomponga in quest’arco di tempo.

Definizione di “compostabile”

Ciò che è compostabile dopo essersi degradato viene trasformato in compost, ovvero in una sostanza ricca di proprietà nutritive che può quindi essere utilizzato come concime e fertilizzante per rendere più fecondo il terreno. Esiste una rigida normativa europea che definisce le regole del compostaggio: prevede il superamento di test di ecotossicità e un tempo di biodegradabilità inferiore ai 3 mesi. Per esempio sono solitamente compostabili gli avanzi di cibo vegetale e gli scarti delle potature.

La differenza tra biodegradabile e compostabile

Se osservate le due definizioni che vi abbiamo appena dato e le confrontate capirete che un materiale per essere definito compostabile deve essere per forza biodegradabile mentre uno biodegradabile non è necessariamente compostabile. La principale differenza tra le due tipologie di materiale sta soprattutto nella velocità di degradazione ma anche nella completa atossicità e nella composizione chimica, in quanto solo ciò che è potenzialmente nutrimento per la terra sarà un ottimo compost.

Cosa significa “riciclabile”

I materiali riciclabili sono quelli che anche dopo l’uso, nel momento in cui diventano rifiuti da smaltire, possono essere processati e trasformati per un nuovo utilizzo in modo da non dover sprecare nuove materie prime. Si tratta solitamente di vetro, alluminio, alcuni tipi di plastica, carta, cartone e legno. La peculiarità del riciclaggio di questi materiali è che diventa possibile solo con una corretta operazione di raccolta differenziata dei rifiuti, quindi se si prediligono i materiali riciclabili e poi non si presta attenzione a procedere al corretto smaltimento si rende impossibile la nuova vita dei rifiuti.

Alcuni materiali sono “più riciclabili” di altri

Non tutti i processi di riciclo inoltre sono ugualmente virtuosi, a volte i recuperi sono solo parziali mentre altre volte sono purtroppo necessarie lavorazioni energeticamente molto dispendiose.
Per esempio contrariamente a quanto si pensi una forma di riciclo molto più efficace e sostenibile della media è quella di alcune materie plastiche, stiamo parlando per esempio del polipropilene, un composto che usiamo anche noi del Panificio di Camillo per i nostri packaging (ve ne abbiamo parlato in questo articolo) e che viene considerato il più ecologicamente soddisfacente tra i materiali plastici per confezionamento alimentare.

Cosa significa “materiali non riciclabili”

Vediamo invece di definire cosa significa non riciclabile: si tratta di rifiuti secchi detti anche indifferenziati o secchi residui. Sono prodotti di scarto che non possono essere in alcun modo riciclati ma devono essere smaltiti in altro modo. Si prevede di solito un trattamento con termovalorizzatore, una combustione controllata o il deposito in discarica.
Se un tempo la maggior parte degli imballaggi industriali non era riciclabile oggi in Europa sono la maggioranza le aziende che si impegnano nell’uso e nella produzione di materiali riciclabili o biodegradabili anche se l’obiettivo del 100% riciclabile per quanto riguarda il packaging del settore alimentare è ancora lontano e lo siamo ancora di più quando si parla di rifiuti generici.

Insomma, c’è ancora da lavorare ma almeno d’ora in poi avremo le idee un po’ più chiare su questo argomento!

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Cambia l’organizzazione e si sviluppano le competenze, ma rimane immutato l’amore per il territorio e l’impegno nel mantenere alta la qualità del prodotto, selezionando materie prime eccellenti, ricette di ispirazione tradizionale, ricerca di sapori unici e lavorazioni artigianali.

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