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OGM: cosa sono, la situazione in Italia e il pane OGM

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Quante volte avete sentito parlare degli OGM con sdegno e preoccupazione senza però ricevere una spiegazione razionale e puntuale sul perché del rifiuto canonico di questa tipologia di alimenti?

Immaginiamo tante… anche a noi è capitato di accogliere con sospetto queste tre lettere ma bisogna comunque fare chiarezza e comprendere bene cosa significhi questa sigla e cosa implica a livello chimico/scientifico nonché commerciale e legislativo.

In questo articolo ci impegneremo a mettere da parte i pregiudizi e ad analizzare la realtà degli OGM e di come sono correlati al mondo dei panificati in Italia, proprio come abbiamo già fatto per i prodotti BIO in questo articolo.

L’opinione pubblica dei non specialisti dà per scontato che i prodotti alimentari nati da modifiche genetiche siano per forza nocivi per la salute e da evitare. In realtà la scritta OGM non è una spia di pericolo, ma indica che l’alimento in questione o le materie prime utilizzate per prepararlo, sono state fatte a partire da organismi geneticamente modificati, molto spesso per ridurre l’uso di pesticidi nelle coltivazioni e garantire raccolti abbondanti e sicuri.

A volte si sente dire che la frutta troppo bella sia ottenuta tramite semi OGM o che siano modificate a livello genetico arance o fragole vendute fuori stagione, ma in realtà non esiste frutta OGM in commercio nel nostro paese. In casi rari, è possibile trovare alcuni tipi di farina, soprattutto quella di mais, importata dal Sud e centro America che è stata prodotta a partire da semi modificati nei supermercati, ma ad oggi ogni studio ha confermato che consumarla non sia un rischio per la salute.

Cosa significa esattamente OGM?

La sigla OGM sta per Organismo Geneticamente Modificato, che indica prodotti ai quali è stato alterato il patrimonio genetico. Questa modifica viene effettuata nel settore dell’agricoltura solitamente al fine di migliorare la resa dei raccolti e rendere le piante più resistenti alle malattie, ai parassiti, alle intemperie e alla siccità.

GMOs, acronimo di Genetic Modified Organisms, è il termine inglese per indicare questi organismi che si ottengono attraverso una serie di manipolazioni genetiche e che coinvolgono principalmente piante, ma anche animali e microrganismi, e che alterano alcune parti selezionate del DNA per ottenere una specifica caratteristica biologica. Questa tecnologia è conosciuta anche come moderna biotecnologia, DNA Technology e ingegneria genetica.

Oggi nel mondo la coltivazioni OGM sono principalmente utilizzate per la produzione di mais, soia e barbabietola da zucchero. È importante notare che, come confermato da una nota del Parlamento Europeo, gli esseri umani hanno scarse possibilità di entrare in contatto diretto con gli OGM, poiché questi sono principalmente destinati alle piante o alla produzione di mangimi. Tuttavia, consumando carne di animali alimentati con OGM, l’uomo può entrare in contatto indirettamente con gli stessi.

OGM in Italia e nel pane

La situazione degli OGM in Italia è complessa. Inizialmente, è importante sottolineare che l’utilizzo di OGM nella produzione agricola, nell’allevamento zootecnico (ad eccezione dell’uso di farmaci biotecnologici) e nella trasformazione alimentare è vietato in Italia.
Tuttavia, è consentita l’importazione di prodotti di questo tipo da altri paesi, il che significa che è possibile trovare alimenti contenenti OGM sugli scaffali dei supermercati.
In generale però è improbabile trovare pane fresco e altri derivati di grano e cereali prodotti con farine OGM, che sono per lo più dedicate a sfamare gli animali da allevamento.

Per esempio, i mangimi per il bestiame possono contenere mais o soia OGM, e quindi i prodotti derivati come latte e carne possono contenere tracce di OGM. Sebbene non ci siano colture OGM in Italia (solo alcuni casi per sperimentazione) la maggior parte dei mangimi utilizzati negli allevamenti, esclusi quelli biologici, è prodotta con mais e soia geneticamente modificati importati dagli Stati Uniti, dall’America Latina e dal Canada, poiché l’Italia produce solo l’8% della soia utilizzata nel settore allevamento.

A breve, secondo il decreto legislativo numero 18 del 2 febbraio 2021, la situazione degli OGM in Italia potrebbe cambiare poiché l’Italia dovrà rispettare alcune particolari richieste dell’Unione Europea che potrebbero portare alla produzione di vegetali OGM anche nel nostro paese.

Ovviamente il tema è controverso e complesso e la coltivazione di prodotti basati su modifiche genetiche ha sia dei pro che dei contro, ma a oggi la popolazione italiana e il governo si dimostrano ancora reticenti ad accettare compromessi su queste produzioni che l’Unione Europea sembra invece voler favorire (almeno in alcuni ambiti).
Per esempio, il progresso tecnologico ha portato all’emergere dei cosiddetti nuovi OGM, ottenuti tramite tecniche avanzate di ingegneria genetica, che sono risultati quasi identici agli organismi non geneticamente modificati, ma che crescono più facilmente senza pesticidi e con meno acqua, per questo liberalizzarne la produzione e il commercio in tutta Europa secondo alcuni scienziati potrebbe essere necessario per raggiungere gli obiettivi contenuti nel Green Deal.

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